Nick Mason, batterista dei Pink Floyd, si racconta in una video-intervista che attraversa le fasi fondamentali della sua vita e del suo amore indiscusso per i motori.
Buongiorno Sig. Mason, è un grande piacere poter parlare con lei, mi perdoni l’emozione.
Non mi sarei mai aspettato una persona così giovane, deduco che sarà una conversazione tra giovanotti!
Immagino abbia ragione! Dunque, parliamo di questa passione per le quattro ruote.
Nella mia vita le auto sono arrivate prima della musica perché quando ero ragazzino, il rock e la TV non erano ancora stati inventati. Mio padre lavorava per la Shell come regista: le macchine erano parte del suo lavoro, perché si occupava di documentari prevalentemente tecnici inererenti alle corse automobilistiche. Per esempio ha realizzato film su Le Mans all’inizio degli anni ’50 e sulla Millemiglia del ’53, alla quale partecipò come copilota a bordo di una Ferrari grazie anche all’aiuto di Enzo Ferrari.
Come è riuscito ad unire il binomio musica e motori? Pensa che uno dei due sia stato solo lavoro?
Non direi che suonare sia un lavoro e guidare una passione, perché in realtà entrambi sono una passione. Per suonare vengo pagato e questo mi permette di correre in auto: sono fortunato, di questo devo essere grato.
Ha mai partecipato a qualche competizione motoristica?
Si, ho corso a Le Mans cinque volte: nel ’79, ’80, ’82, ’83, ’84. E’ stato un privilegio essere lì in quel periodo, quando anche un pilota non professionista poteva concludere con un buon risultato.
Ha corso in qualche altra gara?
Ho corso anche la Carrera Panamericana due volte, la prima a bordo di una Lancia e poi io e David Gilmour abbiamo corso con due Jaguar l’anno successivo. E’ un grande evento che amo molto, si guida tanto e in un certo senso posso paragonarlo alla Millemiglia, anche se quello che preferisco della Carrera è che ci sono dei punti in cui il traffico è inesistente e quindi si può davvero correre.
Vuole raccontare qualche storia interessante sulla Carrera?
Siamo riusciti a convincere una casa di produzione cinematografica a realizzare un film sulla gara per coprire un po’ le spese ma alla fine abbiamo avuto problemi. Avevamo due auto e sfortunatamente la seconda ebbe un brutto incidente, finì fuori strada e non riuscì a finire la gara. Fu piuttosto difficile terminare le riprese, tanto che abbiamo dovuto imbrogliare prendendo in affitto un locale messicano a Londra per poter far finta di essere ancora lì. Avevamo oscurato le finestre per evitare che si vedessero gli autobus che passavano.
Parliamo del suo pezzo forte della collezione, la Ferrari 250 GTO.
Possiedo la GTO da 40 anni ormai, è parte della mia vita. Avrei solo potuto sognare di possederla se non fosse stato per The Dark Side of the Moon. In realtà anche per Wish You Were Here, perché entrambi gli album mi hanno permesso di poterla pagare. Ma c’è di più. Quando eravamo in tour nel 1987 abbiamo avuto un potenziale contenzioso con Roger e quindi dovemmo garantire una somma di denaro per i concerti in Europa e in America, quindi usai l’auto come garanzia di pagamento. All’epoca non aveva lo stesso valore di adesso ma era comunque una macchina costosa.
Quindi è affezionato anche al marchio del Cavallino Rampante, giusto?
Si, credo che il fascino per le Ferrari sia legato alle gare degli anni ’50, quando tutto iniziò. Da allora ha avuto un suo carisma, penso a Silverstone proprio all’inizio degli anni ’50. Infatti quando pensi alla storia delle Ferrari, ciò che più ti affascina è il suo rapporto con il mondo delle corse, che a differenza di altri costruttori è stato costante nel tempo. Credo gli italiani siano sempre stati i migliori al mondo, sempre un passo avanti in fatto di design e la storia di Ferrari, Alfa Romeo e Maserati ne è la prova.
Ma non ha solamente una GTO nel suo garage delle meraviglie
Tra le tante ho una Ferrari 512S, macchina straordinaria alla quale mi sono dedicato molto e ci sono molto affezionato. L’ho acquistata dalla società di produzione cinematografica che ha girato il film Le Mans ( con Steve McQueen ). Era in un’officina di Parigi da 7-8 anni. Purtroppo ebbe un incidente sul set e si incendiò parecchio a causa di uno stunt riuscito male. Abbiamo speso molto tempo per cercare i pezzi giusti, all’epoca ero in America per The Wall, mentre i lavori di restauro proseguivano in Inghilterra. Tornai all’inizio del 1980 e andai con un amico a trovare Herbert Müller, un bravissimo pilota di auto da corsa che purtroppo morì due anni dopo al Nurburgring. Lui aveva una fantastica officina per pezzi di ricambio, così andai in Svizzera da lui e scoprii che aveva un vero e proprio tesoro, tutti i pezzi di cui avevamo bisogno, dalle sospensioni ai tubi di scarico ai serbatoi e mi sono molto divertito a far tornare quell’auto a come era un tempo. Ci impiegai tre o quattro anni.
Oltre a queste due Ferrari c’è qualche altra auto a cui è affezionato?
Possiedo auto appartenenti a diverse epoche ma credo di essere affezionato a tutte quelle d’epoca, perché per me spesso sono più pratiche e mi danno più soddisfazioni: mi piace restaurarle e prendermi cura di loro.
Ora una domanda che spero non mi farà odiare da una celebrità e appassionato come lei. Venderebbe la sua GTO?
Oh non è sciocco chiedermi se venderei la mia GTO, perché è una domanda che mi viene fatta due o tre volte al mese. Quando l’ho comprata 40 anni fa ero un ragazzo ricco, oggi sono uno dei proprietari di GTO più vecchi e poveri. E’ parte di me, mi sono divertito tanto con lei. Non è proprio come un figlio, è più un cucciolo, come il tuo cagnolino preferito, un qualcosa che non puoi vendere. Ho molti ricordi legati a lei, ci ho accompagnato le mie figlie ai loro matrimoni, abbiamo corso in tante gare, grazie a lei ho conosciuto diversi amici. Sarò sempre il ragazzo che ha una GTO, non quello che ha venduto una GTO.
[ Jacopo Romanelli ]